Segretissimo 0207 - Ventimila beghe sotto i mari by Desmond Cory

autore:Desmond Cory [Cory, Desmond]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Segretissimo, Spionaggio, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

21

Attraverso le vetrate spalancate, i caldi raggi di sole cadevano sulle mani magre e abbronzate di Fedora. Aveva il volto chiuso e segreto, la testa spettinata inchiodata sul petto e da quando si era seduto al pianoforte non faceva che ripetere la stessa sequenza, con una insistenza e una monotonia tale da rasentare l’ossessione.

Ossessionato dovette sentirsi a un certo punto Trout, il quale, dopo aver sopportato in silenzio quell’incessante martellare di note sempre uguali, giunto probabilmente al limite della sopportazione, proruppe in tono esasperato:

– Johnny, per l’amor di Dio, piantala una buona volta! Possibile che non puoi suonare niente di meglio?

Come risposta, Fedora sollevò ubbidiente le mani dalla tastiera. Sempre mantenendo la sua espressione assorta e pensierosa, si frugò in tasca, trovò e accese una sigaretta. Dopo un paio di profonde boccate, si voltò verso Trout e con voce opaca annunciò:

– Conosci «Pavane pour une Infante défunte», di Ravel? Bene, io ho composto la «Pavana per una cameriera defunta». Ascolta. – L’eco delle parole non si era ancora spento, che già le sue dita, scorrendo veloci sulla lucida tastiera, dopo aver appena abbozzato un vago accenno al vecchio motivo, si slanciavano con foga impetuosa in un «blues» da strappare l’anima.

– «Two nineteen done took my baby ‘way» – cantò Fedora con la sua voce roca. – «Two nineteen took my bab’ away, Ol’ two seventeen’ll bring her back some day». – Simile a un funambolo della tastiera, Fedora eseguì una serie di fantastici arpeggi, un susseguirsi di soluzioni creative che morirono infine in due accordi finali dolorosi di tale malinconia che perfino i raggi del sole che gli giocavano sulle mani parvero appannarsi. Una breve pausa di silenzio, e poi riprese. Nell’ampia sala illuminata dal caldo sole mediterraneo, la musica evocò una strada buia battuta dalla pioggia invernale, una strada il cui silenzio era rotto solo dal tambureggiare dell’acqua sui bassi tetti di latta, la cui oscurità era rotta solo dal riflesso rossastro della sigaretta profumata che una donna fumava nell’ombra di un andito...

– «If y’ain’t got a dollar, gimme a lousy dime. Said if y’ain’t got a dollar, well, gimme jus’ a lousy ol’ dime». – Una serie di accordi fece svanire nel nulla l’immagine appena evocata e, insieme alla musica, tacque anche il triste canto di Fedora. Rivolto a Trout, che l’aveva ascoltato in silenzio, Johnny disse: – Ecco, ho finito.

Ora dovrei alzarmi e fare un piccolo inchino. Con aria modesta, come se ignorassi che razza di meraviglioso pianista sono. Non dimentichiamoci dell’aria sfinita, da artista consumato dal fuoco dell’arte. L’aria sfinita è molto importante, sai.

– A proposito, guarda che nessuno è più sfinito di me, in questo momento – ribatté Trout acido. – Sono stufo da morire di starmene qui con le mani in mano a domandarmi cosa diavolo frulla in quella tua testa bislacca. Perché diavolo non ti comporti da persona normale e ti decidi a dirmi cosa pensi di tutta la faccenda, invece di startene a suonare della roba impossibile per ore e ore di

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